Una società più sensibile

Stavo meditando su quanto sia cambiato, negli ultimi decenni, il ruolo dell'anziano nella nostra società e la riflessione non ha portato a considerazioni positive, anzi.
Quando ero piccola, fine anni settanta, inizi ottanta, l'anziano era una persona con esperienza, quella persona che si ascoltava con piacere e di cui ce ne prendevamo cura quando invecchiava. Oggi è ben altro.
Si tende a nascondere l'anziano, a snobbarlo, a stufarci di quello che racconta e colpa un pò la crisi che fa avere i nervi a fior di pelle, un pò la perdita di valori ed ecco che la persona anziana è messa in un angolo e diventa invisibile.
Non vi fa paura questo? A me sì, molta paura. Per me questo comportamento esprime un ostentamento della perfezione, un aver vergogna dell'invecchiare e quindi il dover essere sempre in forma, belli, in salute, magri e alla moda, ma appena c'è qualche problema, sia di salute o economico, ecco che ci si deve nascondere e vergognare. Ma come si può non apprezzare la vecchiaia? Per fortuna esistono ancora paesi dove l'anziano è un saggio e per questo va coccolato e protetto come un bambino, per rendergli gli ultimi anni della sua vita meno faticosi. Paesi lontani che ho avuto la fortuna di visitare, come alcune isole del Pacifico, dove se sei anziano di sicuro avrai tutto tranne la solitudine, quella solitudine che avvolge la nostra società, che ci fa girare dall'altra parte quando qualcuno ha bisogno, che ci fa isolare chi ormai non ha più l'età per correre.
Perchè siamo arrivati a questo punto?
Coloro che ignorano sanno che anche loro, se saranno fortunati, diventeranno anziani? O credono di avere il dono dell'eterna giovinezza?

La solitudine non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno, ma dalla incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti o dal dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inammissibili. Quando un uomo sa più degli altri diventa solitario. Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell’amicizia, perché nessuno è più sensibile alle relazioni che il solitario, e l’amicizia fiorisce soltanto quando un individuo è memore della propria individualità e non si identifica negli altri.
Carl Gustav Jung


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